Le origini di Viareggio risalgono al 1169 quando i lucchesi eressero una torre lignea a protezione del litorale. Tra il XV e XVI secolo Firenze tentava di estendere il suo dominio su tutta la Toscana, ma Lucca riuscì a mantenere la sua indipendenza facendo così la fortuna di Viareggio: da palude stagnante a paese che, anche se non molto rapidamente, andava espandendosi.
Nel 1460 i lucchesi decisero di bonificare le terre circostanti, offrendo appezzamenti di terreno a
coloro, che sfidando la malaria, partecipavano all'opera di
bonifica affidata all'ingegnere Lionello che ottenne però
scarsi risultati. Nonostante le difficoltà climatiche
l'approdo era lentamente migliorato aprendo la via ai traffici
merci che dal mare arrivavano a Lucca. Per questo motivo,
e per timore dei vicini pisani, intorno alla metà del
1500, il Senato di Lucca decretò la costruzione di una
nuova fortificazione più vicina al mare, che proteggesse
il canale.
Si tratta della torre, ancora oggi perfettamente
conservata, conosciuta con il nome di Torre Matilde. Nel 1700,
dopo ulteriori opere di bonifica, Viareggio conobbe una notevole
espansione territoriale e demografica
favorita anche dal fiorire di nuove attività come
l'agricoltura e la cantieristica navale. In questo periodo
la città fu elevata al rango di Comune con diritto di
riunirsi a consiglio.
Con l'avvento dell'era napoleonica,
sotto l'impulso di nobili e signori l'abitato fu arricchito
di nuove e stupende costruzioni architettoniche che, ancora
oggi,
fanno mostra di se per le vie e le piazze del centro. Intorno alla fine del 1800 sorsero altri stabilimenti
balneari come il Nettuno o il Balena e il lungomare fu
reso ancora più ricco e sfarzoso da costruzioni in stile
Liberty. In questo periodo Viareggio ha acquistato una
valenza culturale e turistica, che, né le due guerre, né
l'avvento del fascismo e la proclamazione della Repubblica
Italiana, hanno minimamente ossidato.
I viareggini non
partecipano attivamente all’unità d’Italia, ma la qualità
sembra elevata. Giuseppe Mazzini, poco prima di morire,
pubblica sul “La Roma del popolo” un indirizzo caloroso
ai soci della Società Democratica di Viareggio in cui li
ringrazia vivamente per le testimonianze di affetto che
da
loro ha ricevuto durante la sua infermità. Nella seconda
metà
del secolo Viareggio affianca agli stabilimenti balneari
anche l’industria velica.